In provincia di Ancona
Val Mivola, itinerari verdi, fra storia, leggenda e devozione
Nel cuore delle Marche il nuovo soggetto turistico propone itinerari suggestivi nella valle fra i fiumi Misa e Nevola, a un passo dagli Appennini come dalle spiagge dell’Adriatico. Da Arcevia a Corinaldo, da Trecastelli a Ostra, da Serra dè Conti a Barbara, borghi e siti ricchi di monumenti, fascino e tradizione
Nove comuni fra due fiumi e un solo nome, Val Mivola: per un soggiorno all’insegna delle passeggiate nel verde, dell’enogastronomia, del trekking culturale e del raccoglimento. Siamo nelle Marche, per la precisione nell’Aconetano, e risale a un anno fa la nascita ufficiale del nuovo soggetto, Val Mivola appunto, che riunisce in un grande e complessivo progetto di lancio turistico le suggestive località di Arcevia, Barbara, Castelleone Di Suasa, Corinaldo, Ostra, Ostra Vetere, Senigallia, Serra De’ Conti e Trecastelli.
Una nuova primavera è alle porte, ed ecco le proposte per nuovi itinerari: gli Appennini da un lato, coste accarezzate dal mare sull’altro versante, e, all’interno, borghi, parchi e luoghi di devozione a costituire un vero, raccolto museo diffuso, ricco di tradizione e passato. Un itinerario possibile parte da Senigallia, con la sua spiaggia lunga ben 14 chilometri e l’affascinante Rotonda sul Mare.
Ma non è solo balneare l’appeal di questa cittadina, che vanta bellezze come Palazzo del Duca, dove si trovano le opere del grande fotografo Mario Giacomelli: per gli ammiratori dell’artista e i cultori della fotografia un itinerario dedicato ricostruisce il legame tra alcuni suoi scatti e le colline della sua amata città natale. Una passeggiata circolare di una decina di chilometri fra le campagne, per indagare il legame profondo fra il fotografo e gli splendidi paesaggi della zona. In direzione Trecastelli il Museo Nori de’ Nobili, con un’ampia selezione delle opere di questa grande pittrice.
Uno dei pochi musei italiani declinato interamente al femminile: le cinque stanze ospitano una settantina di dipinti di Nori e ne ricostruiscono vita e percorso artistico, dando un giusto tributo a una straordinaria artista. Da Trecastelli a Ostra, meta dal particolare fascino devozionale: tappa irrinunciabile quella al Santuario della Madonna della Rosa, dove è possibile ammirare una significativa e pregiata raccolta di tavolette votive. Sempre a Ostra si può visitare il piccolo Teatro La Vittoria, struttura a ferro di cavallo risalente alla fine del 1800. Il palcoscenico venne costruito rigorosamente in legno d’abete secondo i dettami dell’acustica del senigalliese Cortesi. Il musicista urbinate Vincenzo Nini, invece, dimorando per sei mesi consecutivi all’interno del teatro, mise a punto il complesso e ingegnoso macchinario di scena, a tutt’oggi funzionante e visitabile.
Spostiamoci nella bella Corinaldo, borgo circondato da una imponente cinta muraria di quasi un chilometro. Il paese vanta un centro storico di impianto medievale fatto di mura, vicoli e piazzette. Corinaldo porta il singolare soprannome di “Città dei matti”. C’è una storia paesana dietro questo bizzarro appellativo. Si narra infatti di un giovane paesano emigrato in America, che spediva i propri guadagni al padre, Scuretto, per costruire una casa in paese. I soldi però finivano regolarmente, anziché nel progetto, nelle osterie di Corinaldo.
Alla richiesta del figlio di avere prova dei lavori in corso, l’idea geniale del padre scialacquatore: far costruire solo la facciata di un edificio con tanto di numero civico, facendosi poi fotografare alla finestra della finta abitazione. Un espediente di breve durata. Verità o aneddoto che sia la casa non è mai stata finita; e oggi, al civico 5 di via della Piaggia, c’è una facciata con la targa “casa di Scuretto”. In direzione Ostra Vetere merita una tappa una singolare casa di terra e paglia di inizio Novecento, interessante esempio di architettura povera. Risale all’epoca in cui sulle colline marchigiane si soleva utilizzare terra e acqua, impastata con i piedi o battuta con pertiche snodate, a cui si aggiungevano ciottoli di fiume e paglia. Gli edifici così costruiti prendevano il nome di “atterrati”. Altre bellezze e curiosità a Castelleone di Suasa, dove gli appassionati di archeologia possono visitare uno dei siti romani più ricchi e interessanti della regione.
Il municipium di Suasa, poco conosciuto dalle fonti antiche, era in realtà un centro importante della valle, e visse un periodo di grande splendore tra il II e il I secolo a.C.. L’antico abitato, stretto e lungo, ospitava un vasto anfiteatro. Il Foro commerciale, invece, era una grande piazza delimitata da strade ortogonali e fiancheggiata da botteghe e laboratori bordati da portici a pilastri.
Fra le residenze più illustri la Domus dei Coiedii, una ricca famiglia senatoria di Suasa. I resti di tutti e tre i complessi sono oggi visitabili. Raggiunta Barbara, il consiglio è quello di seguire il percorso della Canalecchia, un affascinante itinerario alla scoperta delle leggende e, perché no, dei “tesori” di questo piccolo borgo. Dal paese si raggiunge il Ponte del Bombo, nome di un brigante della zona. Anche qui, una storia. Si racconta che, prima di morire, il brigante aveva nascosto un tesoro.
Molti lo cercarono per far fortuna. Invece inciamparono in misteriosi e inspiegabili fenomeni: un maiale con una catena penzolante al collo puzzolente di zolfo, altre visioni, strani rumori notturni. Nessuno, inutile dirlo, lo trovò mai. Altra perla la strada dei Sabbioni, tratto costeggiato da alte scarpate di sabbia compressa che durante la Seconda guerra mondiale furono perfetto riparo dai bombardamenti.
Si raggiunge infine proprio la Canalecchia, antica sorgente circondata da una fitta vegetazione, un luogo ricco di significato: si narra che qui Santa Barbara salvò la popolazione fermando un esercito invasore. Da segnalare il percorso messo a punto dal poeta Gio Evan a Serra De’ Conti: con una mappa da ritirare all’ufficio turistico del comune, i visitatori possono partire alla ricerca di dieci “piccolissime” poesie fra angoli e vicoli del borgo. E ancora da non perdere, sempre a Serra De’ Conti, il Museo delle Arti Monastiche “Le Stanze del Tempo sospeso”, che raccoglie i reperti del vicino Monastero di Santa Maria Maddalena. Infine, Arcevia e i suoi castelli, in un tempo remoto teatro di cruenti scontri tra Guelfi e Ghibellini o delle sanguinose battaglie tra i Malatesta e lo Stato della Chiesa.
Da citare ancora e in chiusura Avacelli, Castiglioni, Montale, Piticchio, Loretello, Nidastore, San Pietro in Musio, Palazzo e Caudino, ben nove fortezze medioevali sempre avamposti di difesa di Arcevia, perfettamente conservate, circondate da muraglie in pietra, torrioni e ponti.
Monica Autunno