A XNL Piacenza torna il ciclo “Sul Guardare”
Le due nuove mostre di arte contemporanea
Il 2 marzo 2024 la sezione Arte di XNL Piacenza ha inaugurato due nuovi atti del ciclo di esposizioni Sul Guardare. Berlinde de Bruyckere, Carol Rama, Giovanni Angelo Del Maino e Andrea Sala i protagonisti delle mostre
Arte contemporanea in dialogo con quella del passato, tradizione e innovazione in confronto tra loro. È questo l’obiettivo del ciclo di esposizioni Sul Guardare, il progetto liberamente ispirato all’omonima serie televisiva (Ways of Seeing) ideata da John Berger nel 1971 per la BBC. Le mostre sono state promosse e allestite dalla sezione Arte di XNL Piacenza, il centro dedicato alle arti contemporanee della Fondazione di Piacenza e Vigevano.
A esplicitare il proposito da cui è mosso il progetto Sul Guardare è il presidente di XNL Piacenza, Roberto Reggi: «Questo gioco di sguardi tra l’arte contemporanea e quella dei musei, fra memoria e innovazione, fra patrimonio artistico e nuove identità, ha come obiettivo quello di recuperare il nostro passato mostrandolo sotto la luce del presente e di costruire una sorta di museo diffuso e interconnesso tra le collezioni piacentine e l’arte contemporanea».
Il primo atto del ciclo Sul Guardare era stato inaugurato nel settembre 2023 con la mostra di Massimo Grimaldi in dialogo con opere della Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi.
Il 2 marzo 2024 si è dato avvio a due nuovi capitoli dello stesso progetto: Sul Guardare – Atto 2, dove protagoniste sono le opere di Berlinde de Bruyckere, Carol Rama e Giovanni Angelo Del Maino, e Sul Guardare – Atto 3, dove le creazioni di Andrea Sala creano un dialogo fecondo con le opere provenienti dai depositi del palazzo vescovile di Piacenza (Emilia-Romagna). Le esibizioni rimarranno aperte al pubblico fino al 30 giugno 2024.
Oltre al confronto tra forme artistiche del passato e del presente, scopo primario del ciclo Sul Guardare è quello di riportare alla luce in una veste nuova tesori dimenticati che giacciono nascosti nelle istituzioni museali del territorio piacentino. «Il progetto», spiega la curatrice Paola Nicolin, «prosegue il suo obiettivo di valorizzazione di opere meno note provenienti da depositi e collezioni in relazione a temi e questioni dell’attualità».
Sul Guardare – Atto 2. Berlinde de Bruyckere, Carol Rama, Giovanni Angelo Del Maino
Per il secondo episodio del programma espositivo Sul Guardare, XNL Piacenza mette in dialogo le creazioni di due eccezionali artiste contemporanee, Berlinde de Bruyckere (Gand, Belgio, 1964) e Carol Rama (Torino, 1918-2015), con un’importante opera del patrimonio delle collezioni della Diocesi di Piacenza-Bobbio, intitolata Dolente, di recente attribuita al noto scultore pavese Giovanni Angelo Del Maino, attivo a Piacenza nei primi decenni del XVI secolo.
Filo conduttore di tutte le opere della mostra è il tema della resilienza al dolore, dove vulnerabilità e forza si mescolano insondabilmente dando vita a immagini potenti e cariche di pathos. Questo lo si nota innanzitutto nell’opera di Del Maino, una scultura lignea proveniente dalla chiesa di Santa Eufemia in Piacenza. L’ipotesi è che si tratti di un San Giovanni o di una Maddalena o di un Dolente facente parte di un antico Compianto. La figura solleva entrambe le braccia in segno di disperazione e innalza gli occhi al cielo a mo’ di supplica. Sul volto sono evidenti i tratti fisici della sofferenza interiore che prova il soggetto.
La scultura di Del Maino è stata sottoposta a un recente restauro. «Grazie alla prestigiosa collaborazione con il Centro Conservazione e Restauro La Venaria Reale» racconta Manuel Ferrari, direttore dell’Ufficio Beni Culturali Ecclesiastici della Diocesi, «Dolente è stato oggetto di uno studio di restauro che ne ha messo in luce le numerosissime stratificazioni, interventi e ridipinture, svelando la natura originaria dell’opera. La relazione tra questa storia – che parla di dolore, di resilienza, di frammenti e lacerti, di necessità di redenzione e di bellezza – e la pratica di artiste straordinarie come Berlinde de Bruyckere e Carol Rama ci è sembrato il connubio ideale per testimoniare che a volte basta alzare il velo per accorgersi che la realtà è assai più interessante della finzione e il terreno, vissuto nella sua tragica bellezza, è la porta del sacro».
Di Carol Rama sono presenti in mostra alcune iconiche opere grafiche: incisioni che ritraggono fiori, mani, piedi, parche e volti. Alcune opere testimoniano il fecondo sodalizio che l’artista ha instaurato con il celebre poeta genovese Edoardo Sanguineti. Un’incisione ritrae un volto umano dai tratti essenziali con indosso una corona d’alloro: è l’omaggio che l’amica fa a Sanguineti in occasione del conferimento di un premio importante per le sue poesie.
La loro intesa nasce a Torino nel dopoguerra e diventa fonte d’ispirazione per entrambi. Non solo Sanguineti scrive i testi critici che accompagnano le sue opere, ma collabora anche a creazioni a quattro mani con l’amica. Un esempio è l’opera in mostra dal titolo La mano bianca, un’acquaforte accompagnata da un Haiku di Sanguineti.
Mani e piedi sono soggetti molto amati da Carol Rama, perché li considera seducenti, espressivi e allegorici. Li rappresenta con linee scarne ed essenziali che a volte risultano tronche e deformate dalla vecchiaia. La presenza di piccoli tocchi di colore, per esempio attraverso l’aggiunta dello smalto sulle unghie, vivacizza i segni del tempo scavati nella carne, trasformando la disperazione per l’avanzare dell’età in provocazione.
Come immagini potenti di muto dolore appaiono dal buio le opere di Berlinde de Bruyckere, esaltate da un allestimento dove la luce è adoperata in maniera sapiente ed evocativa. Sono due coppie di lavori che ripropongono il medesimo soggetto con piccole differenze.
La prima coppia è costituita da due letti su cui è stata riversata una coltre di coperte, cera, legno, ferro, poliuretano e resina. Le coperte si trovano in un profondo stato di degrado, con buchi, strappi, muffa e altri segni d’usura, perché sono state posizionate all’aperto ed esposte alle intemperie per molti mesi. Essendo la coperta un simbolo di protezione, l’opera testimonia allora il fallimento della struttura nella capacità di difesa e i legni abbandonati sui letti sono quindi immagini di morte, alla stregua di corpi umani nudi, fragili e privi di vita.
L’altra coppia perturbante di opere è rappresentata da due sculture: una libera e accompagnata da due disegni, l’altra rinchiusa in una teca che ricorda le vetrine dei musei di scienze naturali. I corpi umani che si riescono a distinguere nelle forme sembrano quasi colti nell’atto di subire una metamorfosi che li sta trasformando in altre entità organiche e naturali.
Sono corpi immobili, ripiegati su se stessi, senza arti o comunque privi di una presunta unità perduta. Chi li osserva non può che provare turbamento davanti a una massa informe che sembra in procinto di squagliarsi, come accade con la scultura di Medardo Rosso Ecce Puer conservata nella vicina Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi. Il turbamento si accompagna però a un sentimento di attrazione che è conseguenza della fascinazione esercitata dall’opera su chi la contempla.
Le creazioni di Berlinde de Bruyckere, siano esse disegni o sculture, ci parlano di amore e sofferenza, di protezione e pericolo, di vita e morte, ecco perché sono perfette per entrare in dialettica con la statua di Del Maino. Rappresentando il dolore, l’opera si fa efficace strumento per il suo superamento, in una sorta di grido liberatorio che racchiude in sé tutta la forza suprema della resilienza umana.
Sul Guardare – Atto 3. Andrea Sala
Protagonista del terzo capitolo del ciclo Sul Guardare è Andrea Sala (Como, 1976), un artista italiano cresciuto professionalmente tra l’Italia e il Canada. Quella allestita da XNL Piacenza è la prima personale a lui dedicata da un’istituzione italiana.
La sua ricerca estetica si è sviluppata in direzione di un interesse per la cultura dell’oggetto d’uso e per la poetica dei materiali, in particolare quelli fragili come la terracotta e la ceramica.
Racconta l’artista: «Continuo a indagare il mondo dei prodotti industriali, dove la funzione degli oggetti viene progressivamente persa a causa dell’effetto disimpegnato del processo artistico, ma sono anche colpito dall’attitudine dell’uomo nel vivere i suoi spazi e dal suo rapporto con gli oggetti. Nel corso degli anni la mia ossessiva e scrupolosa dissezione del mondo delle cose mi ha permesso di creare un personale alfabeto di forme sempre più lontane dai riferimenti iniziali eppure, in modo distorto, ancora familiari».
Sala si avvale delle maestranze più competenti di tutte le aree geografiche della nostra penisola: smalti dalla Puglia, terracotta dalla Toscana, vetri dalla Lombardia, solo per fare alcuni esempi.
Dallo studio di questi materiali sono nate anche le opere in mostra. Sala ha persino ideato la pedana in legno su cui le sue creazioni sono state esposte negli spazi di XNL Piacenza. Accanto ad esse sono state inserite, perché entrassero in un rapporto arricchente, le opere provenienti dai depositi del palazzo vescovile di Piacenza.
Scatole, abiti liturgici, contenitori, coppe, candelabri sono le tipologie di oggetti sacri che l’artista ha potuto selezionare per farli dialogare con le sue opere. Svincolati dal loro uso comune, gli oggetti liturgici assumono nuovi significati, ribaltando la prospettiva con cui erano soliti essere visti. Allo stesso tempo però conservano un’eco lontana dei riti per cui erano stati pensati, caricandosi di simboli e storie che interagiscono con i simboli e le storie di cui sono portatrici le opere d’arte di Sala.
Per esempio le zucche scritte sono state messe in relazione con i contenitori liturgici, perché similmente pensate per contenere qualcosa. La scelta di lavorare su zucche essiccate non commestibili nasce proprio dall’intento di trasformarle in contenitori. Le scritte in metallo smaltato che l’artista ha aggiunto alle zucche riportano testualmente le parole “minerale”, “naturale” e “silicia”, perché richiamano i tre materiali legati all’evoluzione delle tecniche di scrittura e di trasmissione del sapere: pietra, papiro e silicio.
Le altre due tipologie di opere presenti in mostra sono le ceramiche bucate, che consentono di guardare attraverso di esse, e le zucche vetrate, che sono animate dalla luce fino a divenire piccoli caleidoscopi capaci di modificare la percezione dello spazio e del tempo.
Beatrice Maria Beretti
Sul Guardare. Atto II | Berlinde de Bruyckere, Carol Rama, Giovanni Angelo Del Maino
Fino al 30 giugno 2024
Sul Guardare. Atto III | Andrea Sala
Fino al 30 giugno 2024