Due mostre imperdibili. La prima a Milano “Roberto Sambonet. La teoria della forma”, la seconda a Forlì “Preraffaelliti-Rinascimento Moderno”

La mostra milanese celebra l’opera di Roberto Sambonet, un maestro del design italiano, esplorando la sua ricerca sulla forma e l’estetica. A Forlì, invece, si può ammirare la rivoluzionaria corrente dei Preraffaelliti, che ha ridefinito l’arte del XIX secolo con un approccio innovativo e romantico

“Roberto Sambonet. La teoria della forma”

Roberto Sambonet-Autoritratto

Il signore delle posate, come viene spontaneo identificarlo, è in realtà un genio creativo, pluripremiato con il Compasso d’oro. Tale ci appare dopo aver visitato la mostra, che la Triennale di Milano gli dedica fino all’8 settembre, in occasione del centenario della sua nascita.

La retrospettiva, curata da Enrico Morteo, ci fa scoprire, attraverso 1300 opere, oggetti, disegni, dipinti e documenti provenienti dall’Archivio di Roberto Sambonet, come un artista fantasioso può essere nello stesso tempo un designer eccezionale, se riesce a far quadrare la sua creatività  con la precisione della geometria.

Sambonet(1924/1995) nasce a Vercelli nello stesso anno in cui la famiglia inaugura un’azienda per la produzione industriale di posaterie e argenterie. Milanese fin da ragazzo, già durante il liceo classico al Manzoni, Roberto segue i corsi di pittura a Brera e, in seguito, all’Accademia Carrara di Bergamo.

La sua iscrizione ad architettura, agognata dai genitori, non durerà più di un anno, deciso com’è a dedicarsi alla pittura. Nel 1948  si trasferisce in Brasile con la prima moglie per insegnare disegno a mano libera e pittura nella scuola annessa al Museo di Arte di San Paolo.

In Brasile gli si apre un mondo nuovo: inizia l’attività di grafico e designer, disegna il primo dèfilè brasiliano e progetta tessuti. Ma, soprattutto, gli viene affidato l’incarico di raccontare il disagio mentale attraverso i disegni della “pazzia” realizzati in un manicomio locale.

Nel 1953 ritorna a Milano, collabora con il celebre architetto finlandese Alvar Aalto, un’amicizia che sarà di grande stimolo per il suo lavoro, tanto da aprire uno studio e iniziare a progettare oggetti in acciaio per Sambonet. Il successo gli arride.

Nel 1956 disegna la pesciera dalla “forma felice”, ovale, scintillante e liscia, che nel ’70 vincerà  il Compasso d’oro. Un prodotto di design che può vivere come nasce, ma anche in un’entrata di una casa come elegante contenitore per la posta o in uno studio.

La mostra si articola in tre sezioni, dove l’idea creativa è sempre il cuore del design. Si può trattare di una conchiglia, di un’onda del mare, di un incontro in uno dei suoi tanti viaggi, di un sapore particolare o di una veleggiata: tutto può essere il punto di partenza per una nuova realtà nel settore del design. Anche all’apparenza semplice come l’Empilage dei bicchieri per Baccarat.

La mostra dedicata a Roberto Sambonet è un happening perché incuriosisce e invita lo spettatore a scoprire e a interpretare il personaggio nella sua profondità.

Un grazie particolare al curatore Enrico Morteo, che ci conduce passo dopo passo a condividere la storia dell’artista-designer dall’onnivora passione per la vita.

Roberto Sambonet.La teoria della forma - Triennale di Milano, viale Alemagna 6. Fino all’8 settembre. - www.triennale.org

Preraffaelliti-Rinascimento Moderno

C’è tempo solo fino al 30 giugno, per non perdere questa straordinaria mostra presso il Museo Civico di San Domenico a Forlì con 300 opere di grande importanza. La mostra ha colto nel segno, perché ad oggi viene definita la più bella del mondo

Gran parte del merito vai ai suoi appassionati curatori: Liz Prettejohn, Peter Trippi, Cristina Acidini e Francesco Parisi.

Il sottotitolo è quanto mai in linea con le idee dei Preraffaelliti, la corrente artistica nata a metà dell’Ottocento nell’Inghilterra Vittoriana, nel pieno della Rivoluzione industriale, con l’obiettivo di cambiare il corso dell’arte. Il punto di partenza è il rifiuto del “raffaellismo”, inteso come  bellezza classica, e del rigorismo formale della Royal Academy, dando vita a un nuovo Rinascimento, teso a recuperare l’autenticità e la spiritualità del passato.

Nasce così una raffinata confraternita di alcuni giovanissimi artisti, tra cui  Dante Gabriel Rossetti, John Everett Millais, WilliamHolmon Hunt, che perseguivano la fedeltà alla natura, decisi a contrapporre i loro vividi colori allo squallore del carbone che anneriva la città.

La confraternita dei Preraffaelliti andrà spegnendosi intorno al 1853, ma il successo sarà duraturo, tanto da aprire la strada al Simbolismo e all’Art Nouveau.

Il punto di partenza dei Preraffaelliti sono i maestri italiani del Trecento e Quattrocento, soprattutto toscani. In mostra, in un continuo confronto con i Preraffaelliti, sfilano tele di Cimabue, Giotto, Beato Angelico e Benozzo Gozzoli, ma soprattutto Botticelli, con inattese rivelazioni artistiche.  

La donna si rivela la grande protagonista dell’arte preraffaellita

Come Simonetta Vespucci fu la musa di Botticelli, così Elizabeth Siddal, una bellezza ben diversa dai canoni classici, è la musa di Rossetti, di cui s’innamorò perdutamente.

Elisabeth sprigiona fascino e sensualità, raffigurata com’è con la massa di capelli rossi a incorniciare un volto dalla mascella larga, forte e struggente, gli occhi ambigui, le labbra enfatizzate. All’armonia classica si sostituisce il sublime, che può essere travaglio e inquietudine.

Uscendo dalla mostra non si può che concordare con lo scrittore Henry James ( 1843/1916)

Fu un’arte della cultura, del piacere intellettuale, della raffinatezza estetica, tipica di chi guarda al mondo e alla vita non direttamente, ma nel riflesso o nel ritratto adorno che nasce da letteratura, poesia, storia ed erudizione”.

I Preraffaelliti. Forlì, Museo Civico di San Domenico, piazza Luigi da Feltro - Fino al 30 giugno - Tel. 0543 36217. mostraforli@civita.art - www.mostremuseisandomenico.it  

Silvana Rizzi