Al Vitra Design Museum va in scena l’energia sostenibile
Una mostra sul design votato alla produzione di energia pulita
Fino al 1 settembre 2024 nella città tedesca di Weil am Rhein, presso le sale del Vitra Design Museum, è allestita la mostra Transform! Designing the Future of Energy. Protagonista è il design creato per produrre energia da fonti rinnovabili
L’energia è uno dei punti focali su cui si gioca il futuro dell’umanità. Non solo perché il problema dell’approvvigionamento energetico ha forti ripercussioni sulla politica nazionale e internazionale, ma soprattutto perché il modo in cui l’energia viene prodotta ha effetti diretti sulla salute del nostro pianeta. Se è evidente che l’energia è una componente fondamentale per garantire il nostro stile di vita progredito, è altrettanto evidente che occorre produrla facendo sempre meno ricorso ai combustibili fossili e rivolgendosi alle cosiddette fonti rinnovabili.
Per raggiungere questo obiettivo il design può svolgere un ruolo decisivo grazie alla sua capacità di coniugare splendidamente arte e innovazione. Dagli oggetti di uso quotidiano che funzionano con energia rinnovabile alle architetture ecosostenibili oggi è tutto un fiorire di proposte interessanti da parte di creativi di ogni provenienza geografica. Alcune di queste proposte sono esposte al Vitra Design Museum nella mostra dal titolo Transform! Designing the Future of Energy. Patrocinata da Savings Banks Finance Group e da IKEA Stiftung, l’esibizione a cura di Jochen Eisenbrand è aperta fino al 1 settembre 2024.
All’interno del bellissimo complesso avanguardista del Vitra Design Museum, situato nella città tedesca di Weil am Rhein, è possibile ammirare diverse soluzioni di design, che comprendono esemplari di prodotti sperimentali, progetti di speculative design, filmati, prototipi architettonici e concept visionari sul futuro. Tema comune è la trasformazione del settore energetico osservato dalla prospettiva del design. Si comincia con una riflessione sugli esseri umani e i loro corpi, poi si passa ad analizzare gli oggetti di uso comune, per finire con una panoramica sulle città e i paesaggi energetici.
La mostra si apre con un focus sullo “human power”: i visitatori possono sperimentare di persona il loro potenziale come generatori di energia, perché, pedalando su delle biciclette fisse da esercizio, possono rendersi conto di quanto tempo e fatica occorrano per produrre abbastanza energia da svolgere le più comuni attività quotidiane, come preparare il caffè, navigare sul web e fare una doccia calda.
Lo “human power” non viene considerato solo dal punto di vista fisico-corporeo, ma anche da quello politico: in una sala è stata raccolta una selezione internazionale di manifesti di protesta, volantini e locandine che testimoniano l’evoluzione delle politiche energetiche e la capacità delle singole persone di influenzarle. Per esempio il programma governativo degli Stati Uniti “Atomi per la pace” promosso dal presidente Eisenhower ha dato il via al movimento anti-nucleare. O ancora la promozione delle fonti di energia rinnovabili ha prodotto la resistenza civile contro i parchi solari e i parchi eolici installati dalle multinazionali.
In questa prima sezione è presente anche uno slide show che mira a illustrare come il petrolio abbia riplasmato in maniera brutale i nostri paesaggi e il nostro stile di vita, perché risulti chiara la necessità di liberarsi quanto prima della nefasta dipendenza dalle fonti fossili di energia.
La seconda area della mostra pone al centro della riflessione gli “strumenti energetici” d’uso quotidiano. C’è il fornello ecologico alimentato a idrogeno di Stefan Troendle, il lampione Papilio alimentato a vento di Tobias Trübenbacher e la lampada a pendolo Sunne di Marjan van Aubel, che funziona a energia solare e riproduce le stesse sfumature della luce naturale del sole, dall’alba al tramonto.
Sfruttano l’energia solare anche le creazioni di Pauline van Dongen, che ha integrato celle fotovoltaiche in capi d’abbigliamento, come la sua Solar Shirt (2015), e in pannelli in tessuto come Suntex (2022).
L’intuizione di Pablo Bras è stata invece quella di catturare gli incidentali flussi di energia dentro e fuori la casa, dal vento che soffia sul tetto all’acqua piovana che scorre nel tubo della grondaia. Ne è nato il progetto Available Networks, esposto all’interno della mostra al Vitra Design Museum.
Viene dedicato spazio anche ai progetti storici, come quello creato negli anni ‘50 da Charles e Ray Eames: Solar Do-Nothing Machine. Ciò dimostra come già molti anni addietro si era posto il problema di raggiungere un’autosufficienza energetica attraverso le innovazioni apportate dal design.
La terza parte dell’esibizione si intitola “Transformers” e presenta soluzioni innovative nel campo dell’architettura e della mobilità. Si tratta di due ambiti decisivi per la conversione energetica green, perché si stima che il settore delle costruzioni sia responsabile di un terzo del consumo globale di energia e altrettanto alta sia la percentuale attribuita al settore dei trasporti.
In mostra è possibile ammirare una riproduzione in miniatura di quello che è stato definito l’edificio del Nord Europa più virtuoso sul lato energetico, il palazzo per uffici Brattørkaia a Trondheim, in Norvegia, progettato dallo studio d’architettura Snøhetta. L’edificio produce più del doppio dell’energia che consuma, reimmettendo il surplus in una microrete locale.
Un’altra soluzione architettonica interessante di cui vedere il modellino al Vitra Design Museum è The Plus Energy Quarter P18, edificio situato a Bad Canstatt, un distretto di Stoccarda, in Germania. A progettarlo è stato Werner Sobek in collaborazione con AktivHaus. Punto di forza dell’edificio è il sistema di alimentazione energetica autosufficiente, ottenuto grazie a una combinazione di pompe di calore, collettori termici fotovoltaici e ventilazione controllata degli spazi interni.
Va citata anche la Day After House di TAKK architecture, perché è la prova che le soluzioni high-tech non sono l’unica strada percorribile per migliorare l’efficienza energetica degli edifici esistenti. Grazie a una intelligente configurazione spaziale con zone climatiche differenziate e all’impiego di materiali isolanti naturali, l’abitazione non richiede quasi alcun altro riscaldamento supplementare.
Per quanto riguarda il settore dei trasporti sono presenti in mostra diversi prototipi innovativi. Alcuni di questi utilizzano l’energia solare, come la Covestro Sonnenwagen che può coprire una distanza fino a 500 km con un campo solare di circa 2,5 mq. Esiste anche una startup tedesca chiamata Sono Motors, che è proprio specializzata nell’integrare il fotovoltaico nella produzione dei veicoli.
La società ONOMOTION ha invece proposto una soluzione più sostenibile all’interno di un settore energivoro come quello delle consegne a domicilio: l’azienda ha investito in e-cargo bikes che prevedono una combinazione di motore elettrico e forza muscolare.
L’ultima sezione della mostra prende il titolo evocativo di “Future Energyscapes”. Il tema è la prefigurazione visionaria di paesaggi energetici futuri caratterizzati dall’utilizzo di fonti rinnovabili. Questo campo di ricerca include nuove forme di stoccaggio dell’energia, come Energiebunkerad Amburgo o Hot Heart, il progetto pionieristico di Carlo Ratti per immagazzinare l’energia termale nella città di Helsinki.
Altri modelli di paesaggi futuristici presenti al Vitra Design Museum vanno dal progetto di turbine eoliche, disegnato dagli studenti di ECAL/Lausanne per l’isola canadese di Fogo, all’ipotetica Eneropa immaginata dal think tank olandese AMO di Rem Koolhaas. Predecessori illustri di questi modelli appena citati sono il progetto Atlantropa, introdotto negli anni ‘30 da Herman Sörgel dove un enorme appezzamento di terra rifornisce di energia idroelettrica i dintorni, e il World Game di Buckminster Fuller, dove si immagina di organizzare l’intera riserva di energia mondiale attraverso una rete globale di computer.
La tappa al Vitra Design Museum è solo la prima di un tour che la mostra seguirà a livello internazionale. In occasione dell’esibizione è anche uscito il catalogo in due versioni, tedesco e inglese. Il libro, edito da Vitra Design Museum, include 100 progetti di design pionieristici, 200 immagini e contributi critici di Catharine Rossi, Stephan Rammler, Ivan Illich, Daniel A. Barber, Donatella Germanese e Carola Hein.
Beatrice Maria Beretti