L’isola felice dell’uva e del vino

Terreni ricchi e microclima ideale, l’antica sapienza dei viticultori e investimenti in innovazione e sostenibilità: di azienda in azienda, nel mese del Festival (10-11 e 17-18 settembre) e delle cantine aperte, il segreto della bottiglia d’eccellenza

“Resilienza” in tempi di siccità e cambiamenti climatici, sostenibilità, coltivazioni biologiche certificate e una qualità dettata da millenni di pratica, tutto pronto per il settembre fra le uve di Franciacorta. È il mese del Festival, appuntamento in ville e castelli-azienda, dove fra viti, vino e cantine sono fiorite anche attività ricettive di charme.

Innovazione tecnologica, sperimentazione di modelli irrigui, rigoroso controllo della filiera e una sapienza vecchia di secoli concorrono alla nascita del migliore prodotto.

Partiamo da Villa Franciacorta, 40 ettari a vite a est della regione, fra monte Delma e versante bresciano de Sebino. Un bacino dal clima mite e fresco, un sottosuolo ricco di marne marine, argille limose e selcifero lombardo.

Una tipologia di suolo con un’importante risalita capillare di acqua, a garantire rifornimento idrico: qui le vigne hanno sofferto meno che altrove l’arsura dell’estate. Sarà buona vendemmia, e in tempi adeguati.

Così Roberta Bianchi, Ad di Villa Franciacorta. “Il panorama qui oggi è verde intenso, quasi blu. Un’isola felice? Certamente sì. Non a caso Gabriele Rosa nel 1852 nel suo trattato sui vini evidenziava proprio il valore dei vini di “Monticello”. Ci credette mio padre, quando scelse di investire qui”.

Nel cuore di Villa Franciacorta, inserita in un borgo medievale di rara bellezza, oggi c’è anche una struttura di hospitality di charme. Nelle gallerie scavate nella collina Madonna della Rosa riposano invece oltre un milione di bottiglie di Franciacorta Docg.

Conservate in un “religioso” silenzio e accudite con amore: disposte prima in catasta passano poi in pupitre, per essere, come tradizione vuole, ruotate quotidianamente a mano. I tratti distintivi della produzione aziendale: utilizzo di uve proprie e completo controllo della filiera, lieviti autoctoni, produzione di soli millesimati con un affinamento su lieviti per un minimo di 36 mesi fino ai 15 anni, certificazione biologica e ambientale ISO 14001 a garanzia di uno sviluppo sostenibile e della salubrità del prodotto.

Villa Franciacorta apre le porte ai visitatori per l’evento “Tramonto in Vigna“, aperitivo tra i filari, Venerdì 9 settembre (che si ripeterà domenica 11 settembre). Altri appuntamenti:

  • Sabato 10 settembre: 30 metri di gusto, cena tra i filari;
  • Sabato 17 settembre Wine & Swing: musica, bollicine e prelibatezze;
  • Domenica 18 settembre: tramonto in vigna con cena in cantina a lume di candela insieme alla proprietà.

 info@villafranciacorta.it 

Spostiamoci alle pendici del Monte Orfano, a Coccaglio, alla scoperta di Castello Bonomi, l’unico château della Franciacorta. I 24 ettari di vigneti si sviluppano a gradoni fino a raggiungere i 275 m d’altura e sono ancora recintati da un muro a secco ottocentesco.

La tenuta  prende il nome dall’edificio liberty progettato alla fine del XIX secolo su commissione, una curiosità, della famiglia di quell’ Andrea Tonelli carbonaro pre risorgimentale, citato da Piero Maroncelli e Silvio Pellico. Dal 2008 la tenuta è gestita dalla famiglia Paladin e diretta da Roberto e Carlo Paladin, affiancati da Leonardo Valenti, ricercatore di fama nel settore, e dallo chef de cave Luigi Bersini.

©@ariannaandreoli

Castello Bonomi segue i principi dell’agricoltura biologica e opera secondo i dettami della Viticoltura Ragionata, sistema agronomico sostenibile che ha l’obiettivo di garantire una produzione rispettosa degli ecosistemi e delle biodiversità. Le sperimentazioni in vigneto sono all’insegna di pratiche naturali: per esempio l’uso di leguminose annuali auto riseminanti per l’inerbimento, che permettono di ridurre i fenomeni erosivi del suolo e di potenziarne  la fertilità e la resistenza.

Un progetto che si avvale della collaborazione dell’Università di Milano e di quella di Padova riguarda la fertilizzazione di precisione, che consente di calibrare la distribuzione di fertilizzanti organici in base alle effettive esigenze della vite.

I vigneti Castello Bonomi sono suddivisi in 24 diversi cru. Gioiello il Pinot Nero, “enfant terrible dell’enologia e indiscutibile fuoriclasse”. Fra le imprese aziendali, alcuni anni fa, quella di recupero e valorizzazione, con il Consorzio di tutela territoriale del prodotto, del vitigno autoctono bresciano Erbamat, citato in testi cinquecenteschi e da preservare dalla bufera dei cambiamenti climatici. C’è un altro progetto, quello delle 4V per la sostenibilità, ambientale e sociale: Vite, Verde, Vino e Vita.

Per ogni V un decalogo di principi, linee guida, criteri ispiratori e imperativi. Alla voce Vita, dedicata al benessere aziendale, l’impegno a lavorare per il benessere dei collaboratori e della societá: innanzitutto con strategie di employer branding per creare un ambiente positivo.

La produzione annua dell’azienda è di circa 150 mila bottiglie: 100 mila di Franciacorta CruPerdu, Satèn, Rosé, Millesimato, Cuvée Lucrezia e Lucrezia Etichetta Nera, Cuvée del Laureato; il resto diviso tra i fermi Curtefranca: Solicano, Conte Foscari e Cordelio. Anche qui, l’appuntamento: azienda aperta nei fine settimana del 10-11 e 17-18 settembre, dalle 10 alle 19. Degustazioni vinicole, eventi enogastronomici e pranzo in cantina. Bisogna prenotare, scrivendo a tour@castellobonomi.it.

Monica Autunno