Oltre le Colline. L’Oltrepò Pavese tra Cultura del Vino e Progetti di Rilancio

Le colline ondulate e i vitigni che si estendono a perdita d’occhio: così si riconosce l’Oltrepò Pavese, una terra incantevole in Lombardia situata a sud di Pavia, al confine con Emilia Romagna, Piemonte e Liguria. Circa 15.000 ettari declinati in una dozzina di vitigni autoctoni, tra i quali spicca il Pinot Nero, grande e incontrastato protagonista della produzione di vino spumante prodotto con il Metodo Classico. Un territorio che ora guarda a un futuro radioso, grazie a un ambizioso progetto di valorizzazione.

Un territorio di eccellenza vitivinicola

Il verde intenso del territorio dell’Oltrepò Pavese si declina, a seconda della stagione, in mille sfumature che vanno dal rosso acceso all’arancio, offrendo uno spettacolo suggestivo che si fonde con le piantagioni di lavanda nel mese di luglio. La vocazione vinicola di questa terra risale all’antichità, come testimoniato da Plinio e Strabone, passati da queste parti con una legione romana nel 40 a.C.

La conformazione della zona, a forma di grappolo d’uva (definita così dal famoso giornalista e scrittore Gianni Brera, di origini pavesi) fa intuire la principale vocazione. Vi sono vitigni come il Bonarda dell’Oltrepò Pavese, il rosso amabile Sangue di Giuda, il pregiato Buttafuoco e, soprattutto, il Pinot nero, vinificato principalmente bianco o rosso.

Terre D’Oltrepò: aumentare la produzione e valorizzare il territorio

La cooperativa vinicola Terre D’Oltrepò, capitanata dai tre Comuni di Broni, Casteggio e Santa Maria La Versa, è al lavoro per un rilancio del territorio e del gruppo attraverso un progetto proposto dal CEO Umberto Callegari, creare un polo tra i viticultori di vino sfuso, implementando una struttura di bottling di qualità.

Umberto Callegari

Umberto Callegari, ex Worldwide Commercial Lead di Microsoft Customer Transformation, ha spiegato durante la conferenza: “È stata una scelta di cuore, essendo nato e cresciuto in Oltrepò era logico arrivare alla più grande cantina cooperativa  della Lombardia: mi ero sempre chiesto come fosse possibile che, mentre il vino italiano ha avuto uno sviluppo così incredibile nel mondo, l’Oltrepò non lo avesse ancora avuto”. Callegari ha anche precisato come gli effetti tangibili dell’operato di Terre D’Oltrepò siano già visibili dopo soli sei mesi di attività.

Questo progetto offre al vino una contestualizzazione territoriale immediata e si pone l’obiettivo di incrementare la capacità produttiva, con un’attenzione alla qualità del processo di produzione certificato a ogni stadio. L’ambizione non si ferma alle vigne, ma abbraccia il territorio stesso, mirando a trasformarlo in un luogo di grande attrazione e di cambio culturale.

Il successo dello Champagne: un modello da seguire

L’inspirazione del progetto arriva dalla regione francese dello Champagne. Qui, un singolo centro di pressatura viene utilizzato da vari produttori di vino, favorendo l’incremento della capacità produttiva. Terre D’Oltrepò intende correre lungo questo sentiero, sostenendo di voler creare una piattaforma vinicola che fornisca servizi per i soci e i partner.

La valorizzazione del metodo classico di vinificazione del vitigno Pinot Nero, che rappresenta il 75% della produzione italiana, è in cima alla lista delle priorità. L’Oltrepò Pavese è infatti il quarto produttore mondiale di questo vitigno, un dato che ne denota l’eccellenza.

Un brindisi natalizio all’Oltrepò Pavese

Le festività natalizie si avvicinano e rappresentano un’occasione perfetta per brindare alle eccellenze dell’Oltrepò Pavese. Una di queste è La Versa Testarossa, un vino spumante di grande eleganza e raffinatezza, prodotto con il Metodo Classico Brut. Un’esperienza gustativa unica avvalorata dalla certificazione DOCG.

Il futuro dell’Oltrepò Pavese: un territorio in divenire

L’Oltrepò Pavese guarda al futuro con ottimismo e ambizione. Il progetto di Terre D’Oltrepò ha l’obiettivo di valorizzare al meglio questo territorio e di creare un cambiamento culturale orientato verso la promozione dei servizi offerti.

L’intenzione è quella di diventare un punto di riferimento a livello internazionale, sfruttando il potenziale dei vitigni autoctoni, con un ruolo centrale del Pinot Nero. Un territorio che ha tutto per emergere e scrivere una nuova, brillante, pagina della sua storia vitivinicola.

Lorenza Grampa