Il maestro del bianco e nero, Ferdinando Scianna

Antologia a Milano di Scianna, maestro della fotografia. Dal reportage alla moda ai ritratti, luci e ombre della vita umana

Io guardo in bianco e nero, penso in bianco e nero. Il sole mi interessa soltanto perché fa ombra”. Vestitevi in black & white per visitare la nuova mostra di Ferdinando Scianna a Palazzo Reale, con oltre 200 soggetti stampati in diversi formati.

Una mostra lunga quasi sessant’anni questa di Ferdinando Scianna, in cui il fotografo e intellettuale siciliano ci lascia entrare nella sua arte, nei suoi incontri, nelle sue passioni, nelle sue sovrapposizioni fra immagini e testi.

Scianna attraversa la vita umana: matrimoni e guerre, fame e gloria, individui e comunità, ossa, preghiere e sentimenti. Si aggira fra le strade del mondo, ma gli esseri umani sono gli stessi, colti nella loro fragilità e sincerità.

Il percorso espositivo non può che partire dalla Sicilia, da Bagheria, dove nacque nel luglio del ’43 “a mezzogiorno, e un’ora dopo, a pochi metri da casa mia, esplose una bomba”. Bagheria, in provincia di Palermo, luogo dell’infanzia, della prima giovinezza, dei primi scatti, i cui negativi rimasero alla rinfusa in una cassettina di legno. Che belle le immagini della Sicilia, come ad esempio “Vallelunga 1964” dove un uomo, a dorso di asino, protegge il bambino che ha in braccio con un ombrello da sole.

“Si cerca di dimenticarla la Sicilia, buttandosi ad interrogare ed esplorare il mondo per poi scoprire che lo sguardo che posi sul mondo è inequivocabilmente quello dei tuoi occhi di siciliano”. Uno sguardo di valore evidentemente, dato che Scianna, ancora ragazzo, venne scelto da Leonardo Sciascia, di cui rimase amico per 26 anni “finché non mi ha fatto l’offesa di morire”.

Enna 1963 ©Ferdinando Scianna

Diceva Sciascia “una festa religiosa in Sicilia è tutto, tranne che una festa religiosa. È un’esplosione esistenziale”. Ci sono molti ritratti di Sciascia – l’amico più importante della vita -, fra cui quello in cui posa sorridente durante la gita a Randazzo del 1984.

Struggente la galleria dei ritratti, corredata dai ricordi. Che intenso quello a Isabelle Huppert ed Emanuelle Béart, così come a Henri Cartier-Bresson, “il Mozart dei fotografi”. Fu lui a capire le doti di Scianna facendolo entrare nella celebre agenzia Magnum.

Approdò alla Magnum, a Parigi, dopo essere stato fotoreporter per 10 anni per la rivista d’attualità l’Europeo, viaggiando in mezzo mondo, dall’India alla Bolivia, nella costante ricerca di una forma nel caos della vita.

Scianna si chiedeva “se questo fossero le fotografie? Immagini fuggite dagli specchi per vivere una vita propria?” In effetti sembrano vivere di vita propria le donne in mostra. Dalla sfilata luminosa di Varanasi alla figurina newyorchese con un cappello da statua della libertà, dalle donne di profilo colte a Rodalquilar e ad Aci Trezza, alla sposa parigina (che vedete qui).

Parigi 1989 ©Ferdinando Scianna

A Milano Scianna iniziò a lavorare con due designer emergenti, Dolce & Gabbana. Forse nemmeno lui immaginava che sarebbe scaturita una delle collaborazioni più felici della fotografia di moda. Nel corso di otto anni, Scianna smussò il suo fastidio verso le fotografie “costruite” approdando alla convinzione che “l’importante è raccontare una storia”. In questa sezione della mostra spicca la modella Marpessa, con un ritratto ipnotico dove gli occhi dell’olandese – icona della femminilità dal nome mitologico –  bucano lo spettatore e lo congedano da Palazzo Reale.

Luisella Colombo

Ferdinando Scianna. Viaggio Racconto Memoria
Fino al 5 giugno 2022 (lunedì esclusi)
www.palazzorealemilano.it
www.sciannamilano.it