A ritmo lento lungo la Fondamenta dei vetrai, tra tradizione e innovazione

La scoperta più affascinante è oggi la straordinaria mostra dell’artista Simon Berger al Museo del Vetro, in scena fino al 7 maggio 2023

Sivana Rizzi

Dalla Giudecca, dove sono spesso ospite di una carissima amica, ci vuole circa un’ora di vaporetto. L’arrivarci lentamente fa parte del fascino di Murano, divisa in tante isolette unite da altrettanti ponticelli, e attraversata da un grande canale nel mezzo.

Famosa in tutto il mondo per il vetro, la sua storia s’intreccia con questo materiale ipnotico dalla fine del XIII secolo, quando il doge della Serenissima decise di trasferire le vetrerie a Murano, perché i forni dei laboratori di Venezia erano la causa principale di gravi incendi.

Questa volta a spingermi a Murano è stata proprio la necessità di togliermi uno sfizio: l’acquisto di 12 bicchieri da vino in vetro soffiato per  stupire i miei ospiti amanti del bello. Il budget medio a disposizione ha contribuito a farmi girare in lungo e in largo la Fondamenta Giustinian e quella dei vetrai finchè non ho raggiunto il mio scopo.

La mia impressione è che Murano oggi è ricca di proposte interessanti in ogni campo. Innanzitutto l’isola ha saputo adattarsi ai tempi dotandosi del marchio “origine vetro artistico Murano”, che ne certifica la produzione secondo la legge. Quindi stop alla diceria che “molti sono oggetti realizzati dai cinesi”: guardate il marchio, se volete avere la certezza dell’autenticità.

Il primo obiettivo è il Museo del Vetro, Fondamenta Giustinian 8, che ospita la mostra  “La Bellezza si nasconde tra le crepe del vetro “ dell’artista svizzero Simon Roger, classe 1976, formazione  falegname, esperto anche nel lavorare il metallo.

La mostra site specific, cioè realizzata apposta per il Museo del Vetro, concepita dalle curatrici Chiara Squarcina e Sandrina Welte, rivela un nuovo modo di lavorare il vetro…prenderlo a martellate, ben assestate, come spiega Simon Berger. “Se un colpo di martello non è ben assestato, l’intera opera è da scartare”.  

Varcata la soglia, l’effetto è magico.

Dopo le sale del piano nobile del museo con le opere ideate dai maestri muranesi nei secoli, mi trovo di fronte a un modo di concepire il vetro totalmente diverso.

Simon-Berger ©Francesco Allegretto

Sparse qua e là spuntano installazioni di cubi di vetro infranti all’interno, che rivelano volti di grande forza espressiva.

“Un ritratto emerge da un vetro rotto, la bellezza emerge dalla distruzione”

Cosi Berger definisce le sue opere. “Il cambiamento è esattamente ciò che mi emoziona. La trasformazione è anche il fulcro della mia arte”, aggiunge.

“Berger”, precisano le curatrici,”colpendo la superficie trasparente della sua tela di vetro, trasforma la distruzione in qualcosa di seducente bellezza”.

Simon Berger ©Francesco Allegretto

L’anima della ricerca nel conciliare la tradizione e l’innovazione nell’arte del vetro è Adriano Berengo, a capo dell’omonima Fondazione veneziana con sede in Palazzo Franchetti, e compartecipe della personale dedicata a Simon Berger.

 Lo Studio Berengo a Murano, in Fondamenta dei vetrai 109, nato nel 1989, è oggi uno spazio dedicato alle sperimentazioni e innovazioni, aperto agli artisti di tutto il mondo. Tra questi è spesso ospite il fantastico AI Weiwei.

Lo Studio Berengo a Murano

Nel Laboratorio, aperto al pubblico dalle 10 alle 17, affacciato sul canale, Berengo ha fatto rivivere una vecchia fornace abbandonata, dove oggi si lavora alacremente.

Uscita dal Museo, Fondamenta Giustinian è ideale per scatenarsi negli acquisti.

C’è un po’ di tutto, naturalmente, dai mitici bicchieri alle leggerissime brocche per l’acqua, dai bijoux in vetro, da osservare uno per uno, originali e ben fatti alle collane dalle preziose lavorazioni, create da giovani intraprendenti e di ottimo gusto. Ho girato parecchi negozi e piccoli laboratori prima di scegliere i bicchieri, leggeri e colorati, secondo il mio desiderio.

Nel frattempo ho ceduto a numerose tentazioni, tra cui orecchini originali e anellini tutt’altro che banali.

Se volete lustrarvi gli occhi vi consiglio di fare una visita al laboratorio di Muriel Balensi, francese di nascita, veneziana di adozione. Muriel, davanti ai clienti, crea bijoux uno diverso dall’altro, utilizzando le canne di vetro colorate e la fiamma a getto.

Il suo mantra è “ passione”.

Per essere sicuri di trovarla nel laboratorio al 24 di Fondamenta Radi, vi consiglio di anticipare la visita con una mail a balensimurano@gmail.com

Lele proprietario della trattoria La Busa

Dopo tanto girare, sedersi a pranzo è un piacere: ci si può fermare in qualche bacaro lungo i canali o tentare di prenotare alla Busa alla Torre, a Fondamenta Daniele Manin, a pochi passi da Fondamenta Giustinian, dove gli spaghetti alle vongole sono ottimi e il proprietario Lele è pronto a dare spettacolo.

Silvana Rizzi