Tomba di Lihyan Son of Kuza

Alla scoperta di Alula, l’oasi nel deserto lungo la via dell’incenso

Il viaggio ad Alula, meta fino a poco tempo fa sconosciuta al turismo, è un’esperienza tra storia, leggende, arte e resort da favola

Arrivando qui, mi sono sentita un’ospite privilegiata, pronta a raccontare un’esperienza ancora inedita. I quattro intensi giorni ad Alula mi hanno fatto riflettere anche su un possibile cambio di rotta del paese.

Ad annunciare la magica atmosfera di Alula spuntano nel deserto pinnacoli di pietra arenaria fiammeggianti al tramonto, roccioni tondeggianti modellati dal vento del deserto, valli spettacolari con le sorgenti di acqua dolce e ciuffi di vegetazione intorno.

Mi trovo in una vasta oasi desertica, a nord ovest dell’Arabia Saudita, in posizione strategica sulla mitica via dell’incenso, oggi destinazione turistica pronta a svelare al mondo intero le sue meraviglie.

Dopo aver fondato per decenni la propria economia sui proventi del petrolio, il principe ereditario Mohammed bin Salman punta ora su un turismo selezionato.

L’ingresso dell’Arabia Saudita in questo settore è studiato nei minimi particolari con l’obiettivo di far emergere il patrimonio culturale del territorio, che vanta settemila anni di storia alle spalle. Non solo. Il principe ha annunciato la Saudi Vision 2030, una tabella di marcia per i prossimi anni, per trasformare il paese in un hub globale per il commercio e il turismo, che connette Africa, Asia e Europa.

La spettacolare piscina del resort Habitas

Ad Alula si alloggia in resort nascosti nei canyon, in casette color sabbia, con ogni comfort, in sintonia con l’ambiente intorno, come Habitas nella Valle di Ashar. Al Banyan Tree gli ospiti alloggiano in lussuose tende color caffelatte. Per il 2024 si attende l’apertura del Resort Sharaan, realizzato dal celebre architetto Jean Nouvel, dove sembra saranno visibili reperti archeologici di qualche millennio fa.  

Maraya Concert Hall

Fin dal primo momento si percepisce il desiderio di stupire il viaggiatore con colpi di scena inattesi e progetti architettonici d’avanguardia, integrati nel paesaggio intorno. Il più spettacolare è il Maraya Concert Hall, il teatro con quasi 10 mila metri quadrati di pareti a specchi, che, all’improvviso spunta in mezzo al deserto. Realizzato dagli studi italiani Giò Forma e Black Engineering, il gigantesco cubo riflette le rocce, la sabbia e i colori del paesaggio nell’incanto di un sogno.

Le offerte turistiche sono ad alto livello. Alula Moments propone durante tutto l’anno esperienze straordinarie in tanti diversi settori, dalla storia, all’arte, all’artigianato, oggi in grande ripresa. Come si può constatare visitando il centro creativo della città, Madrasat Addeeera.

Elephant Rock

 Per l’anno prossimo, dal 17 al 20 gennaio ci sarà il Desert Polo, uno degli spettacoli più esclusivi ed emozionanti.

Il top degli eventi sarà l’Arts Festival dall’8 febbraio al 2 marzo 2024, nel Wadi Al Fann, la vallata delle arti in arabo. Nei canyon del deserto sarà di scena la Biennale, a cui partecipano artisti internazionali con installazioni site specific, cioè create apposta per  il luogo .

L’obiettivo ambizioso del paese è quello di affermarsi come una delle destinazioni imprescindibili della Land Art.

Il viaggio a 360° gradi contempla l’ottima cucina araba, che si può gustare nei resort, ma anche nella old town di Alula, risalente al XII secolo, oggi restaurata alla perfezione. In una piazzetta si affaccia un B&B appena nato, in stile locale, con un ristorante sulla terrazza, dove cenare sotto le stelle.

I vicoli che salgono al castello sono tornati ad essere gli stessi di molti secoli fa. Dall’alto si domina l’oasi sullo sfondo delle montagne e i resti delle due città: una per l’inverno e una seconda per l’estate.

Nella via principale della cittadina si fa shopping, oltre ad avere a disposizione diversi ristoranti. Ad attirare l’attenzione, sono soprattutto i negozi che vendono profumi prodotti localmente, conosciuti in tutta l’Arabia Saudita. Tra tutti, il mio preferito è HEGRA, un olio per il corpo davvero eccezionale.

Alla scoperta dei reperti archeologici, partendo dalle iscrizioni rupestri.

Migliaia d’iscrizioni rupestri, come Jebel Ikmah, vera biblioteca a cielo aperto dall’ampiezza incredibile e la necropoli lihyanita dell’antica città araba di Dadan ci parlano di una civiltà antichissima. Al ritorno dal sentiero lungo le rocce, un artigiano è pronto a insegnare come intagliare con lo scalpellino un pezzetto di roccia con il proprio nome. Impossibile non provarci per riportare poi a casa un ricordo unico…

La necropoli di Hegra, costruita dai Nabatei nell’oasi di Alula, è la più spettacolare del sito.

Il pensiero corre indietro nel tempo, quando le lunghe carovane dirette al Nord, cariche d’incenso e mirra, facevano sosta da queste parti, sicure di trovare  acqua e viveri. Ad accoglierle nell’oasi di Alula, c’era la città di Hegra (oggi ancora sepolta sotto la sabbia, a differenza della necropoli) avamposto di Petra, la capitale del regno.

Per quanto misteriosa possa essere la storia dei Nabatei, si sa per certo che furono i pionieri nel gestire il consumo dell’acqua, convogliando quella piovana e quella sotterranea in centinaia di cisterne ipogee.

Il numero limitato e controllato di visitatori accentua il fascino del luogo.

Il colpo di scena della necropoli rimasta indisturbata nel silenzio del deserto per duemila anni, oggi iscritta nel Patrimonio Unesco, è un’emozione, soprattutto al tramonto, quando i raggi del sole infiammano la roccia arenaria dei monumenti.

Nel deserto, sparse qua e là spuntano dalla sabbia un centinaio di tombe, alcune scolpite, in numero inferiore rispetto alle 600 di Petra, ma spesso in condizioni migliori.

La facciate dei monumenti, salvate dall’erosione grazie all’acquedotto di acqua sorgiva costruito intorno dai Nabatei, ne raccontano la storia.

Inizialmente beduini del deserto,poi abilissimi commercianti e acuti controllori della vie delle spezie attraverso l’Arabia e la Giordania verso il Mediterraneo, i Nabatei, all’apice della prosperità dal IV secolo a.C. in poi, scompaiono dalla scena nel I secolo d.C., inglobati nell’impero romano.  

Il top è ora sorvolare in mongolfiera il deserto per abbracciare dall’alto il sito, alla ricerca dei monumenti, nascosti tra un pinnacolo e l’altro. E’ un’esperienza da non perdere, anche per il pizzico di avventura che la mongolfiera comporta. Il nostro pallone, per esempio, atterra nel cortile di una cascina, tra lo schiamazzare delle galline e gli incitamenti dei ragazzini.

Dopo la visita di Hegra, ci si rilassa nel verde dei palmeti. Nell’oasi di Alula numerose sono le aziende agricole, che producono frutta e verdure ecologiche. Tra queste,  l’Heritage Oasis Trail, una fattoria modello con corsi d’acqua e sentieri tra le palme.

L’ultima sera ci aspetta la serata nel deserto, sotto il cielo stellato, ascoltando in inglese il racconto sui beduini che avanzavano nella notte buia, guidati dalle costellazioni. Un finale romantico, indimenticabile.

Silvana Rizzi

www.experiencealula.com