La perla della Costa Azzurra, Hyères
Hyères. Un connubio tra arte e natura
Tra natura e cultura, Hyères vanta tante meraviglie. Città sempre fiorita con 300 giorni di sole all’anno è bella da vedere in ogni stagione. A sceglierla come luogo di villeggiatura molte personalità note, come la Regina Vittoria nel 1892
Le ragioni che rendono questo luogo così speciale
Con il suo patrimonio naturale e culturale immenso Hyères merita una visita almeno una volta nella vita. Baciata da 300 giorni di sole all’anno, non esiste una sola stagione in cui non risplenda la sua bellezza di città fiorita e dalle 7.000 palme. A garantire un clima mite è la sua posizione nel dipartimento del Var, all’estremo Sud della Provenza in quella zona di mare francese conosciuta come Costa Azzurra. Si trova a metà strada tra Marsiglia e Saint-Tropez e può contare su 40 km di coste composte da calette e spiagge paradisiache dalle acque turchesi.
È la più antica stazione balneare della Costa Azzurra ed è testimone di una storia lunga 2.400 anni. Già i Greci ne rimasero affascinati, quando la scoprirono nel IV secolo a.C., tanto da ribattezzarla Olbia la Beata. La sua denominazione attuale, Hyères, venne usata per la prima volta nel 963 d.C. in riferimento a un posto dove sorgevano un’abbazia, alcune saline e dei luoghi di pesca.
Nell’XI secolo vide la luce la costruzione di una possente fortezza per opera dei Signori di Fos, mentre negli anni successivi la città medievale continuò a crescere di dimensioni circondando la collina e divenendo meta invernale di tante famiglie reali. Anche in secoli più recenti fu eletta a luogo di villeggiatura privilegiato da parte dell’élite culturale e politica dell’epoca: tra il XVIII e il XX secolo alloggiarono tra le sue mura non solo importanti politici e intellettuali, ma persino la Regina Vittoria nel lontano 1892.
Grazie al bel clima, alla biodiversità, al mare azzurro e alla vicinanza con l’arcipelago delle Isole d’Oro, oggi è diventata sede di grandi eventi internazionali nei campi della nautica, della fotografia e del design.
La leggenda sulla nascita delle Isole d’Oro
Una delle ragioni che rendono così attrattiva Hyères è l’arcipelago delle Isole d’Oro che si staglia proprio davanti alle sue coste. Le isole una volta erano chiamate Stoechades che significa “le allineate”. Come spesso accade per altre bellezze naturalistiche, anche sulla nascita delle Isole d’Oro esiste una leggenda che è stata riportata da Gustave Roux, scrittore originario di Hyères.
La storia narra che in un tempo indefinito e assai lontano da noi, un principe di nome Olbianus viveva con le quattro figlie, ragazze bellissime e coraggiose. Da abili nuotatrici quali erano non temevano di allontanarsi in mare aperto molte miglia lontano dalle coste continentali. Un giorno erano, come al solito, al largo a muoversi libere tra le onde, quando una nave pirata le avvistò. A nulla valsero le urla del padre che le supplicava di tornare in fretta a riva, la nave pirata le raggiunse prima.
Allora Olbianus, in preda alla disperazione, si affidò agli dei pregandoli in ginocchio di salvare le figlie. Il Cielo non rimase insensibile alle sue suppliche: nel medesimo istante in cui i pirati le stavano per afferrare le fanciulle iniziarono pietrificarsi. Fu così che le tre sorelle più lontane si trasformarono nelle Isole d’Oro, mentre la più giovane divenne la Penisola di Giens, perché fu tramutata in pietra nell’attimo in cui stava allungando le braccia verso il padre. Anche da isole le principesse hanno conservato la bellezza che le rendeva tanto famose in tutto il regno.
Ma vediamole nel dettaglio…
Porquerolles, l’isola più visitata
Lunga 7 km e larga 2,5, Porquerolles è la più grande delle Isole d’Oro e anche la più visitata. Sono 2.400 anni che diverse civiltà solcano il suo suolo, a cominciare dai Celti che si stabilirono nella costa sud. La sua economia si basava essenzialmente su agricoltura e commercio, ma a partire dal XIX secolo fu anch’essa investita dalla Rivoluzione Industriale che portò alla nascita di una fabbrica di soda. Oggi sono presenti ben tre aziende vinicole.
L’isola ebbe diversi proprietari fino a quando, nel 1912, non fu acquistata come regalo di nozze per la moglie dall’imprenditore belga François-Joseph Fournier, arricchitosi grazie alle sue miniere di oro e di argento. Per proteggerne le bellezze naturali Porquerolles è entrata a far parte del Parco Nazionale di Port-Cros. Particolarmente apprezzate sono le lunghe spiagge di sabbia fine che impreziosiscono la costa nord dell’isola. La sua esplorazione è effettuabile solo a piedi o in bici tramite gli oltre 60 chilometri di strade, piste e sentieri segnalati. Piccola curiosità: a Porquerolles è ambientato il romanzo Il mio amico Maigret di Georges Simenon.
Port-Cros, dove la natura regna sovrana
Chiamata dagli antichi Greci Messè (isola di mezzo), la sua attuale denominazione, Port-Cros, deriva dal nome del suo piccolo porto che appare incavato secondo una forma a croce. Tra le Isole d’Oro è la più piccola e la più montagnosa: la vetta più alta tocca quota 194 m.
Fino alla seconda metà del Novecento fu teatro di continue guerre e saccheggi: dopo che per secoli ebbe subito le tremende incursioni dei pirati, fu trasformata in marchesato da Francesco I e anche durante la Seconda Guerra Mondiale vi si combatté tra le sue acque un’importante battaglia nell’ambito dell’Operazione Dragoon che programmò lo sbarco Alleato in Francia.
Port-Cros ha un patrimonio architettonico notevole perché carico di storia, ma è soprattutto quello naturale a renderla speciale. La flora e la fauna che abitano le sue terre e le sue acque sono qualcosa di incredibile. L’isola è il cuore del Parco Nazionale di Port-Cros e per esplorarla si è obbligati ad andare a piedi. Insomma, un luogo dove la natura incontaminata domina incontrastata.
Non è un caso che abbia saputo incantare alcuni tra i più importanti intellettuali del passato. Jean Paulhan, redattore capo de La Nouvelle Revue Francaise (La Nuova Rivista Francese), rimase talmente colpito dall’isola, quando la visitò nell’autunno del 1925, che decise, di concerto con l’allora proprietario di Port-Cros, Henry, di prendere in affitto il forte de la Vigie, dove avrebbe ospitato regolarmente letterati del calibro di Schlumberger, Supervielle, Malraux, Valéry, Gide, Arland e Saint-John Perse.
L’Isola del Levante, patria del naturismo
L’Isola del Levante è famosa per essere il luogo che ha ospitato il primo villaggio in Europa dedicato alla pratica del naturismo. A fondarlo nel 1931 furono i dottori Gaston e André Durville che gli diedero il nome di Heliopolis (la città del sole). Sarà possibile quindi immergersi nella natura selvaggia dell’isola e nei suoi magnifici panorami vestiti da nient’altro che la propria pelle. Solo in alcuni luoghi pubblici è vietato stare nudi, come il porto e la piazza del villaggio.
Va ricordato, tuttavia, che il 90% dell’isola è chiuso al pubblico, perché di proprietà dell’esercito e sede di una base missilistica francese.
La Penisola di Giens, tra saline, porti e spiagge
Giens in passato era un’isola, mentre oggi è unita al continente da un doppio cordone sabbioso formato dall’accumulo delle alluvioni dovute alla prossimità della foce dei fiumi Gapeau e Roubaud e dalla presenza di correnti marine favorevoli.
Nello spazio tra i due tomboli si trovano le saline e lo stagno dei Pesquiers, che con la palude di Redon occupa circa 550 ettari. In passato la Compagnia delle Saline del Sud della Francia estraeva dalle saline di Hyéres fino a 30.000 tonnellate di sale l’anno. Questa produzione, però, cessò definitivamente nel 1995. A partire dal 2001 la proprietà delle saline è passata al Conservatorio del litorale, che le ha denominate “zone umide di importanza internazionale”. La gestione avviene congiuntamente a Tolone Provenza Mediterraneo (Tpm) e al Parco Nazionale di Port-Cros.
L’importanza delle saline di Hyères e della loro conservazione è legata al fatto che si tratta di aree naturali e fragili uniche al mondo dove trovano rifugio una grande varietà di uccelli migratori e stanziali. Primo fra tutti il fenicottero rosa, che vanta in quella zona numerose colonie. Nella penisola sono stati recensiti a oggi oltre 260 specie di uccelli, tra cui il puffin, l’avocetta elegante, il piviere e l’airone.
Giens ospita anche tre porti tipici: la Madrague, piccolo porto di pescatori dall’aspetto che rievoca perfettamente la tradizione mediterranea; il porto di Niel che è abbellito da utili e maestosi pini ombreggianti; la Tour Fondue dove poter prendere i traghetti per Porquerolles.
Altro prezioso gioiello della penisola è la famosa spiaggia di Almanarre, che si trova sul tombolo ovest. Formata da un litorale di oltre 4 km, tra le sue acque si sfidano e si divertono gli amanti del windsurf e del kitesurf.
Il Parco Nazionale di Port-Cros, primo parco marino d’Europa
Il Parco Nazionale di Port-Cros è un vero e proprio museo a cielo aperto che si estende per 1.700 ha terrestri e 2.900 ha marini. Custodisce tra i suoi fondali il primo sentiero sottomarino francese (200 m da percorrere con pinne, maschera e boccaglio in 6 zone educative).
Si tratta in assoluto di uno dei più anziani parchi nazionali di Francia: la sua data di fondazione risale al 14 dicembre 1964. Oggi vanta due importanti primati a livello internazionale: è il primo parco marino d’Europa e dal 2001 la prima “area particolarmente protetta d’importanza mediterranea” (ASPIM).
Nel 2012 ha subito una rilevante riconfigurazione dei suoi spazi. Attualmente comprende al suo interno diverse aree geografiche: l’Isola di Port-Cros, le isolette di Gabinière e di Rascas e 1.000 ha di spazio naturale sull’Isola di Porquerolles.
Rientra tra i compiti del Parco Nazionale anche l’amministrazione del Conservatorio Botanico Nazionale Mediterraneo di Porquerolles, a cui spetta la protezione della flora selvatica e delle varietà fruttifere del Mediterraneo a rischio.
Dal 1997 è titolare del Diploma Europeo rilasciato dal Consiglio d’Europa e si occupa, in sinergia con la collettività locale, della cura delle aree naturali acquistate dal Conservatorio del litorale presso la penisola di Giens e il capo Lardier. Inoltre agisce in qualità di consigliere scientifico e tecnico per tutto ciò che concerne la gestione delle vecchie Saline di Hyères.
A livello internazionale è iscritto nella rete europea Natura 2000, che mira a proteggere le specie di interesse comune e il loro habitat, ed è membro fondatore di MedPAN, attraverso cui, dal 1999, collabora alla salvaguardia dei mammiferi marini nella parte francese del Santuario Pelagos, un’area protetta creata nel Mediterraneo a seguito di un accordo tripartitico con l’Italia e Monaco.
Il Conservatorio Botanico Nazionale di Porquerolles
Altro importante presidio a difesa della biodiversità del Pianeta è il Conservatorio Botanico Nazionale. Istituito nel 1979 sulla più grande delle Isole d’Oro, Porquerolles, allo scopo di preservare la flora mediterranea, solo nel 1990 divenne nazionale.
È una riserva dove vengono coltivate piante mediterranee selvatiche e naturalizzate, come l’agnocasto (albero delle farfalle) e gli oleandri, ma anche vecchie specie, selvagge o endemiche, di alberi da frutto, come fichi, noccioli e agrumi. Opera al suo interno anche un vero laboratorio di ricerche, dove sono stoccati 2.000 geni di piante di specie selvagge.
Hyères, città dai giardini “notevoli”
Hyères è denominata “Città fiorita” ed è rinomata per i propri giardini, ricchi di fiori e frutteti. Già in passato era ammirata per questo. Nel 1564, durante un Grand Tour con suo figlio Carlo IX, la regina Caterina de Medici rimase colpita dai suoi alberi da frutto e dai suoi agrumi, perché le rievocarono la sua amata Italia. Ordinò quindi la costruzione di una villa reale circondata da un aranceto, ma non poté mai vederla realizzata. Meno di un secolo più tardi, è Luigi XIV a volere e ottenere l’edificazione del Giardino del Re, un vivaio di aranci eretto davanti all’attuale Park Hotel. Il XIX secolo fu, invece, il momento in cui vennero introdotte a Hyères, per opera di alcuni appassionati di botanica, specie tropicali in grado di adattarsi alla perfezione all’ambiente locale. Non stupisce che 4 degli 8 Giardini Notevoli del Var si trovino in quest’area.
Uno è il Parco Olbius Riquier, che prende il nome dal suo fondatore, Olbius Hippolyte Antoine Riquier. Fu lui a farlo realizzare nel 1868, creando il più caratteristico dei giardini paesaggistici del XIX secolo. Nei suoi 7 ha è abbellito da viali sinuosi, grandi alberi, prati, un lago e una serra che conserva piante e uccelli tropicali. Al suo interno vengono coltivate numerose specie esotiche di rare palme, di bambù e di piante grasse. È anche un giardino ornamentale dotato di una zona giochi per bambini che si trova nel centro di Hyères. Fu legato per convenzione al Giardino di Acclimatazione di Parigi, sotto la guida del suo direttore Albert Geoffroy Saint-Hilaire, divenendo un laboratorio dove poter coltivare, studiare e creare delle specie tropicali capaci di sopravvivere al clima del luogo.
Un altro dei Giardini Notevoli di Hyères è Le Plantier de Costebelle, che adorna la casa d’architettura neo-palladiana costruita per la Baronessa di Prailly nel 1857. Fu lei a importare la Yucca filifera che fiorì per la prima volta in Francia nel 1876. Vent’anni più tardi, il romanziere e accademico francese Paul Bourget acquistò la proprietà, che all’epoca si chiamava ancora Villa delle Palme. Il progetto del Plantier de Costebelle prese ispirazione dai giardini di acclimatamento delle passeggiate giornaliere nella Riviera del XIX secolo. Al suo interno vengono coltivate specie indigene di palme come la Phoenix dactylifera, ma anche piante esotiche che sono rare da trovare in Francia. Per esempio è uno dei pochi posti della Costa Azzurra dove poter ammirare la Jubéa del Cile.
Gli ultimi due Giardini Notevoli sono il Parco di Sainte-Claire e il Parco Saint-Bernard, entrambi situati nella città vecchia e collegati da una pittoresca strada che unisce il Castello Sainte-Claire alla Villa Noailles. Il Parco Sainte-Claire, che appartenne alla romanziera americana Edith Wharton, è un giardino botanico di 6500 mq dove crescono piante di numerose rare specie subtropicali dell’America del Sud e dell’Australia, caratterizzate da fioriture tutto l’anno: cycas, strelizie, banani, erythrine, aloe, lantana e acacie.
Il Parco Saint-Bernard, invece, fa parte della Villa Noailles, costruita dall’architetto Robert Mallet-Stevens tra il 1924 e 1930 come “giardino cubista” realizzato da Gabriele Guévrékian. La posizione del parco è a un livello più basso rispetto alla villa ed è costituito da terrazzi stretti che Charles di Noailles riempì di coltivazioni fin dal 1925. Accanto alle piante più comuni della zona, come la lavanda e il rosmarino, emergono nella loro affascinante bizzarria specie più rare: trombe d’angelo, elaeagnus, begonie rosa, pittosporo, eliotropio, elicriso italiano e differenti varietà di salvia. Il Parco Saint-Bernard fu acquistato dalla città nel 1973, diventando uno dei monumenti storici di Hyères.
Una località ricca di storia e cultura
Hyères vanta una storia lunga 2.400 anni. I Greci la chiamarono Olbia la Beata, quando nel IV secolo a.C. vi stabilirono un insediamento militare e commerciale sulla strada di Marsiglia (Massilia). I prodotti messi in vendita erano pelli, coralli, olio, vino e soprattutto sale. Poi nel II secolo arrivarono i Romani che si sistemarono nel vicino porto di galere a Pomponiana. Da lì prese avvio lo sviluppo di una città che si trasformò in un’importante base. Tra i servizi urbani erano incluse le terme, le quali si estendevano fino alla Penisola di Giens. Il sito archeologico di Olbia è oggi riconosciuto come Centro di Monumenti Nazionali ed è aperto al pubblico, con possibilità per chi lo desidera di fare visite guidate o seguire laboratori didattici pensati soprattutto per i più giovani. Quello di Olbia è l’unico sito greco totalmente conservato sul litorale francese: sono rimaste tracce di fortificazioni, fogne, marciapiedi, isolati di abitazioni, pozzi collettivi, sanitari e terme. Sulle rovine dell’antica città nel XIII secolo venne edificata un’abbazia.
In pieno Medioevo a dominare Hyères erano i Signori di Fos, che nell’XI secolo costruirono in cima alla collina di Costéau (204m) una possente fortezza, tra le più grandi dell’intera Provenza. Il castello venne rimaneggiato da Carlo I d’Angiò nel 1527 e fu successivamente colpito dalla devastazione portata dalle guerre di religione. Siccome la fortezza era diventata troppo potente e i suoi signori erano insorti contro l’ordine reale (la Lega), il Re Luigi XIII (1610-1643) ordinò la distruzione dell’edificio. Sono rimasti i resti delle mura esterne a testimonianza dell’antica maestosità, abbastanza da far classificare il castello come “monumento storico”. Dalla sua posizione elevata che domina la città si ha una vista impagabile sulla rada di Hyères e sulle Isole d’Oro.
La fortezza non è l’unico tesoro ereditato dal passato. Le vie della città recano molti suggestivi segni della sua storia di borgo medievale, come porte fortificate, passaggi, scale e facciate. Tra i monumenti più importanti figura certamente la Torre dei Templari, conosciuta anche con il nome di Torre Saint-Blaise. Venne edificata nel XII secolo a scopo militare e religioso. A erigerla furono i Templari, celebri monaci guerrieri che gestivano un grande campo agricolo nella valle di Sauvebonne. Con lo scioglimento dell’ordine nel 1319 la Torre passò attraverso diversi proprietari cambiando sempre funzione: nel XIV secolo fu donata all’ordine di Malta, nel XVIII secolo venne convertita in mercato coperto e in Municipio nel XIX secolo. Oggi è diventata sede di esposizioni.
Altra costruzione degna di nota è la Collegiale St. Paul, una chiesa romana eretta alla fine del XII secolo e ingrandita seguendo lo stile gotico nel XVI secolo. Divenuta collegiale nel 1572, vanta una collezione di 432 ex voto, simboli della devozione popolare e del fervore religioso che animava in passato la regione. Da vedere anche la Chiesa St. Louis, un edificio del XIII secolo caratterizzato dall’unione tra stile romano e gotico. La sua particolarità sono le splendide vetrate realizzate nel 1847 dal laboratorio di Maréchal de Mets.
L’architettura moderna di Hyères
Tanti i gioielli architettonici più recenti che abbelliscono la città di Hyères. Intorno alla metà dell’Ottocento vide la luce il Castello Sainte-Claire, edificio in stile neo-romano fatto costruire da Olivier Voutier, archeologo e ufficiale della marina noto per aver rinvenuto la Venere di Milo. Successivamente il castello diventò dimora della famosa romanziera americana Edith Wharton, che la elesse a luogo dove coltivare le sue due passioni della scrittura e del giardinaggio. Oggi ospita gli uffici del Parco Nazionale di Port-Cros.
L’arrivo della ferrovia nel 1875 diede grande impulso allo sviluppo architettonico della città. A sud, il quartiere Costebelle arrivò ad assumere lo status di stazione climatica e sportiva. A est, dal 1830, l’allargamento urbano si spinse fino alla collina di Venaudo, sulla cui cima vennero erette ville meravigliose.
A guidare il rinnovamento architettonico della città, conferendole una fisionomia più moderna furono l’industriale Alexis Godillot, l’inventore della famosa scarpa militare, e l’architetto Pierre Chapoulart. Su loro indicazione, dal 1865, cominciò a prendere vita il cuore di Hyères così come lo conosciamo oggi, con la Banca di Francia, il Casinò e la Posta che si affacciano tra i larghi viali bordati di palme giganti. Grazie alle fontane e alle magnifiche ville che fecero erigere per le vie, Hyères, che all’epoca contava circa 10.000 abitanti, assunse il carattere aristocratico di una città balneare. Nacquero così edifici di grande pregio e interesse tuttora esistenti: il Grand Hotel, il primo hotel di lusso; l’Hotel des Ambassadeurs, con le sue cariatidi monumentali; la Villa Moresca, con la facciata decorata in cemento modellato e con piastrelle di maiolica e la Villa Tunisina (1884). Altra costruzione notevole è il Park Hotel, che si distingue per la sua eleganza neo-classica, per il suo aranceto erede di quello creato dal Re Luigi XIV e per la sua Rotonda, vecchia sala da pranzo che attualmente è sede dell’Ufficio Turistico della città.
La meta prediletta dell’élite culturale e politica
A partire dal XVIII secolo, iniziarono a comparire a Hyères le prime strutture turistiche destinate a quei viaggiatori che sceglievano di trascorrere l’inverno lì, dove le temperature erano più clementi che altrove. Molti soggiornavano nella città provenzale anche per curare i loro mali grazie al clima favorevole e alla benefica vicinanza al mare. Presto arrivò a fare concorrenza a Nizza e venne considerata “una delle città più piacevoli in inverno”.
La sua fama aumentò anche perché divenne meta prediletta da parte dell’élite culturale e politica dell’epoca. Ospitò Talleyrand, la famiglia Saxe-Gotha, i figli del Re Giorgio III e Paolina Bonaparte, sorella di Napoleone. La visitarono pure molti scrittori celebri: Alexandre Dumas, Alphonse de Lamartine, Lev Tolstoj, George Sand, Joseph Conrad, Robert Louis Stevenson. L’apice lo raggiunse quando, nel 1892, presso l’hotel Albion programmò un soggiorno la Regina Vittoria in persona.
Il turismo invernale venne decimato, com’è facile immaginare, dagli eventi tragici di inizio Novecento: la guerra del 1914-1918 e la crisi economica del 1929. Subito dopo il Primo Conflitto Mondiale, però, la città visse una rinascita culturale grazie alla frequentazione di importanti artisti e letterati. Quando Edith Wharton vide la villa néo-palladiana del Plantier, su invito del nuovo proprietario, l’accademico Paul Bourget, ne rimase così colpita che volle acquistarne una simile nella stessa zona. Fu così che nel 1927 divenne padrona di Castel Saint-Claire, dove coltivò l’amore per la scrittura e per il giardinaggio.
Altro centro di cultura impegnato soprattutto a promuovere l’avanguardia nelle arti fu quello che si formò attorno ai mecenati Marie-Laure e Charles de Noailles. Questi, nel 1923, commissionarono all’architetto Robert Mallet-Stevenson la costruzione a Hyères di una casa cubista con piscina coperta, che divenne il luogo di incontro di numerosi artisti come Brunel, Cocteau, Breton, Dalì e Man Ray. L’impegno culturale di Villa Noailles continua ancora oggi, perché nell’edificio vengono organizzati importanti eventi internazionali nel campo delle arti, della moda, della fotografia, del design, dell’architettura e della musica.
La destinazione ideale per gli sportivi
Gli amanti della vela e degli sport nautici a Hyères troveranno un ambiente ideale dove coltivare la loro passione: un bacino idrico di 27 000 ettari, delimitato a sud e a est dalle Isole d’Oro. Il più attivo tra i porti è Port Saint-Pierre con i suoi 1.432 anelli, ma ne esistono altri sei più modesti sulla costa continentale e con numerose possibilità di ancoraggio nelle Isole d’Oro. Da più di 40 anni si tiene nella rada di Hyères la Settimana Olimpica Francese di vela, appuntamento dell’élite della vela mondiale: 10 giorni durante i quali si sfidano 700 barche e 1.500 partecipanti provenienti da una cinquantina di Paesi diversi.
Un altro grande evento internazionale che si tiene ogni anno vede gareggiare 5.000 appassionati e professionisti della “scivolata marina” (kitesurf, windsurf). Non sono solo questi ovviamente gli sport acquatici che è possibile praticare a Hyères: oltre a fare whale-watching nel cuore del santuario Pelagos, specialisti e neofiti potranno fare snorkeling, funboard, surf, kaiac di mare, stand-up paddle, piroga, immersioni, bagni marini, gite con le pinne e pesca in mare con lenza accompagnati da professionisti.
Hyères presenta inoltre più di 40 siti di immersione, all’interno del suo Parco Nazionale marino che comprende anche il tratto di mare delle Isole d’Oro. Al fine di sensibilizzare alla salvaguardia dell’ambiente si è creato un sentiero acquatico accessibile a tutti, famiglie comprese, dove passeggiare con pinne, maschera e boccaglio, alla scoperta dei tesori sottomarini sull’Isola di Port-Cros.
I più esperti, invece, potranno ammirare mitici relitti che giacciono nei fondali sabbiosi del tratto di mare tra la Penisola di Giens e l’Isola di Levante. Molto famosi sono i resti delle navi chiamate Le Donator e Le Grec, mentre per vedere La Puissante occorre l’autorizzazione militare, ma ne vale la pena perché è cinta da grandi madreperle in una prateria di poseidonie.
I fondali al di sotto delle acque verde smeraldo sono abitati da una flora e una fauna molto ricca e variopinta: anemoni dai diversi colori, spugne, spirographes, chapons, rascasses, murene e cernie. Insomma, un vero e proprio paradiso per i sommozzatori e per chi desidera catturare immagini spettacolari della vita in fondo al mare. Sembra che sia stata filmata a Port-Cros la celebre scena di Jojo la cernia presente nel film Il mondo del Silenzio del comandante Cousteau (1956, Palma d’oro a Cannes).
La regione non offre solo sport acquatici. Dal 2011 esistono ben 94.5 km di piste segnalate per VTT. Grande e attrattivo è poi il suo Skate Park. E ancora: Hyères ha un velodromo che è il centro di allenamento della squadra francese. Per non parlare dell’ippodromo, classificato in prima categoria e al secondo posto nella Costa Azzurra dopo quello di Cagnes-sur-mer. È possibile anche praticare l’equitazione, il karting o il tennis. Infine, numerose e suggestive sono le passeggiate da fare a piedi o in bici sul bordo del mare, prendendo i sentieri dei doganieri o addentrandosi nella valle dei Borrels. Sono in totale 20 ha di area naturale dove trovare anche un percorso della salute.
Terra di benessere, ospitalità e buon cibo
Hyères è da tempo che viene scelta come luogo dove curarsi e ritrovare il proprio benessere. Non per niente l’8 marzo 1913, con un decreto ministeriale, è stata classificata stazione climatica e idrotermale. A partire dagli anni ’60 i suoi sanatori vennero trasformati in centri di rieducazione. Oggi esistono molti centri ospedalieri e clinici specializzati, centri di thalassoterapia e di balneoterapia (privati o convenzionati), dove lavorano circa 3000 persone capaci di garantire il massino della qualità nella cura dei pazienti.
La città conta in tutto 57.000 abitanti che possono diventare il doppio durante l’estate (da luglio a settembre). Questa marea di turisti che invade la località nei periodi di alta stagione è ospitata in una grande varietà di alloggi pensati per soddisfare ogni esigenza: più di 40.000 posti letto vengono messi a disposizione da 39 hotel di tutte le categorie, 20 proprietari di camere d’ospiti, 34 alloggi collettivi (residenze e villaggi vacanza), 37 campeggi e aree naturali, e 400 locazioni ammobiliate. A questi vanno aggiunti 50.000 letti in residenze secondarie.
Per quanto riguarda la cucina, Hyères dispone di 250 ristoranti sparsi in tutto il territorio dove poter gustare le specialità gastronomiche del luogo. Tra queste figurano: biscotti, Noce delle Isole d’Oro, bouillabaisse (zuppa di pesce), verdure farcite, zuppa al pesto, marmellate di corbezzoli, fichi, miele ma anche chutney (salsa vegetale piccante) e piatti a base di arancia. Alcuni degli ingredienti tipici che è possibile trovare sono: olio di oliva, legumi bio, carciofi, topinambur, paté di olive e salsa di acciughe. Ad accompagnare queste prelibatezze ci sono i vini provenienti dalle 15 aziende vinicole della zona.
Le novità 2022
La Villa Carmignac riaprirà al pubblico il 30 aprile 2022 con la mostra dal titolo Le songe d’Ulysse, che sarà visitabile fino al 16 ottobre 2022.
Creata nel 2000 su iniziativa di Édouard Carmignac, la Fondazione che prende il nome dal suo ideatore detiene una collezione di quasi 300 opere e organizza il Carmignac Photojournalism Prize, assegnato ogni anno dal 2009.
La villa si trova nel mezzo del Parco Nazionale di Port-Cros, sull’Isola di Porquerolles. Oltre alle mostre allestite al suo interno, è piacevole aggirarsi nel giardino adornato con opere d’arte ispirate al luogo.
Altra novità del 2022 è l’ex Banca di Francia, diventata La Banque, Musée des Cultures et du Paysage.
Con l’inaugurazione del 27 novembre 2021, si è trasformata in museo municipale della città di Hyères, che ha ottenuto il marchio Musée de France.
Al suo interno contiene una collezione patrimoniale di più di 1.600 opere. Il percorso di visita comprende 1.200 m² di spazio espositivo, composto al piano terra da mostre temporanee e al primo piano da una collezione permanente che ripercorre la storia della città e l’evoluzione del suo paesaggio dall’antichità ai giorni nostri.
Di grande pregio è il giardino della Banca, sistemato e inaugurato nel settembre 2020. Il museo rappresenta alla perfezione quella che è la bellezza di Hyères, il suo essere un felice connubio tra arte e natura in grado di affascinare chiunque la visiti.
Beatrice Maria Beretti
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